Partigiani Paolo Bocca (“Barbablù”) e Gennadij Adler (Alexander) – Rivalta Bormida

Rivalta Bormida antifascista

Il Comune di Rivalta onora i suoi numerosi Partigiani ogni 25 aprile, giorno della Liberazione, e ogni 30 dicembre Paolo Bocca e Alexander,  facendo rivivere nel cuore dei presenti quel sentimento fraterno che ci univa nella lotta per la Democrazia.

Si ricorda tra i tanti giovani che persero la vita: Paolo Bocca, e il suo compagno Alexander.

Paolo Bocca (“Barbablù”)
Gennadij Adler (Alexander)

Paolo, giovanissimo rivaltese di appena vent’anni, entra a far parte del movimento partigiano per combattere contro le bande fasciste dei repubblichini di Salò e l’invasore nazista a fine dell’estate del 1944, partecipando alle prime azioni di guerriglia inquadrato nella 79^ brigata Garibaldi “Viganò” – distaccamento “Rino Mandoli” con il nome di battaglia “Barbablù”. Qui conosce  Gennadij Nikolaevich Adler – Sheglov,  nome di battaglia ”Alexander’’, un militare russo della zona di Kirov fatto prigioniero dai tedeschi durante l’invasione dell’Unione Sovietica nel giugno del 1942 e tradotto nei campi di concentramento in Italia. Fuggito dopo l’8 settembre in seguito alla resa è uno dei primi a combattere con altri italiani contro il nazifascismo. Malgrado la sua esperienza, non riesce ad evitare il terribile rastrellamento delle truppe tedesche e della divisione di “Mongoli” che investe l’Alto Monferrato e le Langhe in seguito all’arresto delle operazioni militari alleate sul fronte italiano nel terribile inverno del 1944.

Pure aiutati dalla popolazione civile, Alexander ed i suoi compagni di distaccamento “Barbablù” ed un altro rivaltese, Pierino Romano “Leopardo”, partigiani del distaccamento “Rino Mandoli”, non riescono a sfuggire all’accerchiamento e vengono catturati il 28 dicembre ’44.

Mentre “Leopardo” riesce fortunatamente a fuggire, Paolo Bocca ed Alexander vengono trasferiti a Novi Ligure e dopo un sommario processo, barbaramente fucilati.

Pietro Minetti, ‘’Mancini’’, partigiano, comandante della VII Zona operativa del Piemonte nel suo memoriale così racconta:

…ma, appena presentatasi l’occasione era venuto nella formazione partigiana, portandosi altri quattro compatrioti e relative armi e munizioni. Combattente ardimentoso e patriota fervente mantenne alto il prestigio della sua Patria e la causa della lotta di liberazione del nostro paese. Quando seppe che reparti di mongoli erano inquadrati con i tedeschi e partecipavano ai rastrellamenti si offerse di andare a parlamentare con quegli uomini, convinto di poterli portare sulla buona strada. Ma il rastrellamento lo colse nel pieno fervore della lotta e la morte lo stroncò… Avevamo già disposto per il loro scambio con prigionieri tedeschi quando apprendemmo che erano stati uccisi ‘’in un tentativo di fuga’’. Era questa una formula per coprire l’eliminazione di partigiani, che il nemico non voleva restituire…

Da ‘’FORZE VIVE’’, un piccolo giornale stampato in proprio il 1 marzo 1945 dall’Organo della 79 BRIGATA ‘’GARIBALDI’’ si trovano alcuni scritti di Cleante Sgarzi, nome di battaglia ‘’Marius’’ VICE COM.TE DIV Dal 01/01/1945 Al 07/06/1945. Così racconta Sgarzi:

Chi non conosceva Paolo (detto Barbablù per il bel pizzo nero) la sua bella faccia di bambinone con il sorriso perenne sulle labbra e la sua corporatura da atleta?

Tutti lo conoscevano: dai primissimi partigiani di Val Casotto (Cuneo) a tutta la plaga dell’alessandrino.

E benché un po’ brontolone, a tutti era un caro compagno per il suo buon cuore e la sua generosità.

Quante volte nelle imprese in cui ha partecipato l’ho visto commuovere per i repubblicani ed i tedeschi presi in prigionieri, dire loro parole di conforto e dividere con loro il suo tozzo di pane, sempre rispettandoli perché ormai innocui.

Ora Paolo e Alexander non sono più, un vilissimo maresciallo tedesco, benché fossero stati presi senza armi e fatti prigionieri, con un indegno inganno faceva allontanare di pochi passi uccidendoli poi così inermi e abbandona doli come cani rognosi.

Questa è la civiltà di coloro che avrebbero dovuto dettare la legge del bene sul mondo! Cavallereschi questi tedeschi no? In guardia, l’ora del castigo s’avvicina anche per voi, volete essere criminali sino all’ultimo, da criminali vi tratteremo. Dormite in pace Paolo e Alexander, Voi siete scesi nei nostri cuori ove la vostra immagine è scolpita; fieri di Voi continueremo fino all’ultimo la lotta iniziata insieme.

La storia partigiana di Rivalta Bormida incomincia l’8 settembre 1943

I primi episodi furono quelli di non aderire ai bandi del Generale Graziani e del prefetto responsabile di Alessandria che chiamavano alle armi la classe 1924, 1925, e del ’23 da poco congedata e ne ordinava la presentazione di tutti i militari in servizio l’8 settembre del 1943, creando non pochi fastidi ai Carabinieri della stazione di Rivalta Bormida.

Il prefetto di Alessandria aveva inoltre ordinato a tutti i militari in forza l’8 settembre di presentarsi il 27 settembre 1943 presso i centri di raccolta (Distretti) di Alessandria, Casale e Tortona, mentre ai civili ‘’sfollati’’ era fatto d’obbligo di presentarsi al Podestà, per giustificare la loro presenza nel territorio comunale.

Le rappresaglie contro i renitenti erano insostenibili. A chi non ottemperava i decreti si passava al ritiro delle licenze di commercio per i famigliari che esercitavano il commercio, fino alla deportazione nei Campi di Concentramento per gli altri.

Nella zona di Rivalta Bormida sia i partigiani che i renitenti di leva avevano creato grossi problemi ai tedeschi e così apparvero i primi cartelli con su scritto ‘’ ACHTUNG BANDITEN’’ affissi dai tedeschi.

Il 23 settembre 1943 i partigiani sequestrarono un autocarro FIAT 626 appartenente alla G.N.R. che fu molto utile per le successive azioni.

Nonostante il clima, la resistenza andava prendendo sempre più consistenza, tanto che i partigiani, avevano il loro Quartiere Generale presso la cascina VALDRUA, poco sopra Rivalta Bormida, composta da pochi uomini, ma tutti convinti di quel che facevano con coraggio.

Traslazione Alexander

Nel 2019 il Sindaco di Rivalta Bormida, Claudio Pronzato, il Presidente dell’ANPI Provinciale, Roberto Rossi e il responsabile della Biblioteca civica, Francesco Marzio, avviano l’iter per traslare la salma di Alexander dal cimitero di Novi Ligure alla tomba di famiglia di Paolo Bocca, a Rivalta Bormida con l’obiettivo di riunire in un solo luogo i due compagni che combatterono il nazifascismo.

Il Sindaco acquisiva a patrimonio pubblico l’edicola funeraria ove riposa Paolo Bocca, rimasta ormai senza titolari e ne provvedeva al restauro; il Presidente dell’ANPI si impegnava con il Comune di Novi Ligure al fine di ottenere le dovute autorizzazioni per la traslazione della salma di Alexander e il responsabile della Biblioteca della parte relativa alla comunicazione.

Il 7 novembre 2020 a Rivalta Bormida (AL) si è svolta la cerimonia della posa della lapide commemorativa al partigiano Sovietico Gennadij Adler – Sheglov, che combatteva nella resistenza ed era fucilato dai nazifascisti il 30 dicembre del 1944 a Novi Ligure.

Alla cerimonia hanno partecipato la Console generale della Russia a Genova Maria  Vedrinskaya, il Sindaco di Rivalta Bormida Claudio Pronzato, i dirigenti dell‘ANPI di Genova e di Provincia di Alessandria Massimo Bisca e Roberto Rossi, le presidenti delle associazioni Italo- russe ‘’Ry – Al- Ge’’ Mara Scagni e ‘’Russkij Mir’’ di Torino Anna Roberti, alunni delle scuole e popolazione locale.

Console generale della Russia a Genova Maria Vedrinskaya, il Sindaco di Rivalta Bormida Claudio Pronzato

Secondo i dati dell’archivio centrale del Ministero della Difesa di Russia, Gennadij  Nikolaevich Adler – Sheglov era nato il 22 aprile del 1920 nel villaggio Salobeliak della Regione di Kirov da una famiglia di impiegati. La madre Aleksandra Vasilevna era nata, nel 1889. Gennadij era celibe, non iscritto al partito. Nel 1942 si laureò presso l’Università di medicina di Kazan. A maggio del 1942 fu chiamato sotto le armi come medico militare del terzo rango, 22ma brigata di artiglieria. A giugno dello stesso anno fu disperso in guerra vicino a Leningrado. Secondo i dati dell’ANPI Gennadij Adler, col nome di battaglia Alexander, si trovava nel campo di concentramento in Italia, da quale riuscì a scappare nel settembre del 1944. Aderì alla 79ma brigata Garibaldi  ‘’Viganò’’ – distaccamento ‘’Rino Mandoli’’, nella zona dell’alto Monferrato e delle Langhe. Uno dei suoi compagni di battaglia era il ventenne partigiano italiano Paolo Bocca originario di Rivalta Bormida. Il 28 dicembre del 1944 Adler e Paolo Bocca rimasero accerchiati e furono catturati da nazifascisti. Il 30 dicembre del 1944 furono fucilati a Novi Ligure. Paolo Bocca fu sepolto a Rivalta, invece le spoglie di Adler fino ai tempi recenti furono tumulati nella cripta dei Partigiani nel cimitero di Novi Ligure.

Nel 2019 il Comune, su richiesta dell’Anpi  locale e di quella Provinciale, provvide al restauro della tomba  di Paolo Bocca. In conformità alla richiesta del Sindaco di Rivalta Bormida.

Il recupero della tomba
Tomba Paolo Bocca aspetto odierno
L'interno ristrutturato

Il 10 marzo del 2020 le spoglie del partigiano sovietico furono trasferite accanto al suo compagno di battaglia italiano nel cimitero di Rivalta Bormida. La sede dell’ANPI locale è intitolata a Paolo Bocca e Alexander, in ricordo dei due compagni di lotta, e una via del paese da tempo porta il loro nome. 

Targa Sede ANPI di Ribalta Bormida
La targa della via dedicata a Paolo Bocca

Nell’80° anniversario dell’eccidio una targa donata dall’ ‘’Ansaldo Genova’’ ricorda i Partigiani nel luogo dove essi riposano.

Cippo di Novi Ligure
Medaglia d’oro Bocca donata dal comune di Novi Ligure

Documenti relativi a Gennadij Adler

Questi documenti sono stati rilasciati dal Consoltato della Federazione Russa di Genova