
Battaglia di Olbicella
*Olbicella oppure anticamente denominata Orbicella.
Partendo dal santuario di Madonna delle Rocche, percorrendo circa 13 km di stretta, stava una leggera salita sulla sinistra del torrente Orba (”l’Orba Selvosa”, Marzo 1821 del Manzoni), costeggiando il lago di Ortiglieto si giunge a Orbicella (frazione di Molare, provincia di Alessandria), ridente oasi di pace sull’appennino ligure- piemontese. Qui finisce la strada carrozzabile e vi si dipartono due mulattiere che ci permettono di raggiungere Tiglieto e Piancastagna.
Nel settembre del 1944 vi pose sede il comando della divisione garibaldina Ligure – Alessandrina (precisamente nella casa del signor Cesare Ivaldi). Detta divisione si era venuta formando dai superstiti del rastrellamento dell’aprile ‘44, noto come rastrellamento della Benedicta. In un primo tempo in località Garrone, frazione del comune di Rossiglione, si costituì il primo nucleo della Brigata Buranello al comando di “Leo” (Franco Gonzatti), commissario “Macchi” (Saverio de Palo). Quindi con l’assorbimento dei vari gruppi esistenti, grosso modo a cavallo della valle Orba, Stura e Lemme, si costituiva la divisione “Doria” dal nome di chi ne aveva preso il comando, Vito Doria “Carlo”, (rivoluzionario della guerra di Spagna, inviato nella nostra zona dal Comitato Militare Regionale Ligure), quindi con un lungo e paziente lavoro politico sotto le direttive del compianto Pieragostini “Rossi”, comandante regionale delle Brigate Garibaldi, venivano assorbite anche la Brigata Matteotti della zona Piemonte comandata da “Amos”, con sede a San Luca di Molare e la Brigata Autonoma di Piancastagna comandata dal capitano “Mingo” (Domenico Lanza di Varazze).
Con l’assorbimento delle sopradette unità e per intercorsi accordi tra il comando regionale piemontese e il comando regionale ligure, la divisione prendeva il nome di divisione Ligure – Alessandrina alle dirette dipendenze del comando della Sesta zona operativa Ligure. La divisione Ligure – Alessandrina nell’ottobre ‘44 prendeva il nome di “Divisione Mingo”, in onore del capitano Lanza, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, caduto in combattimento a Piancastagna di Ponzone. Durante il rastrellamento dell’Orbicella del 10 ottobre ‘44 ne assumeva il comando per volontà dei partigiani lo jugoslavo Boro, commissario “Ruggero” (Oscar Barillari) e Comando di Stato Maggiore “Simba” (Paolo Casetti).
Con la fine dell’estate finiva anche il periodo delle facili illusioni che avevano creato un allentamento di quelle norme cospirative essenziali per la guerra partigiana. Così si era verificato che elementi al servizio dei tedeschi e fascisti si erano infiltrati nelle nostre formazioni, segnalando l’ubicazione, la consistenza, l’armamento, l’efficienza dei vari distaccamenti e brigate che si erano molto rinforzate dal continuo arrivo di militari delle divisioni repubblichine San Marco, Monterosa e Littorio che disertavano. I comandi tedeschi prepararono un piano operativo con tutti i crismi dell’arte militare, che prevedeva la completa eliminazione delle formazioni partigiane dislocate a cavallo delle linee di comunicazione tra la Liguria e il Piemonte, per poi passare all’attacco delle formazioni delle Langhe e delle valli piemontesi.
Con l’inizio dell’autunno cominciarono le prime avvisaglie dell’imminente ciclo di rastrellamenti con frequenti, seppur brevi puntate dei nazifascisti. Arriviamo così al 7 ottobre ‘44:
Viene attaccata violentemente la Brigata di Giustizia e Libertà di “Luciano” della Zona Operativa Piemonte, di stanza in Bandita di Cassinelle, confinante con la divisione Ligure Alessandrina. Dopo brevi e alterni combattimenti, la formazione si sfascia. I tedeschi incendiano il paese e fucilano sette partigiani di “Giustizia e Libertà” catturati oltre due civili tra cui una donna*(Alcune fonti riportano 6 partigiani e 4 civili, tra cui una donna, fucilati).
Il giorno 9 ottobre ‘44 un forte rastrellamento investe Rossiglione e le sue vallate dove aveva avuto sede nel marzo – aprile ‘44 la Terza brigata Liguria. Attualmente vi sono dislocati i distaccamenti della Buranello e della 79ª brigata, composta quasi completamente di Russi e un gruppo al comando di ” Macchi” si attesta sui campi per gli aviolanci. Qualche breve combattimento e un rapido sganciamento conclude la giornata senza perdite, se si eccettua la cattura del partigiano “Bil” Sam Marcello, intendente della divisione che si trovava per missione a Rossiglione e che verrà deportato nei lager tedeschi, qualche cascina incendiata per rappresaglia e qualche civile preso per ostaggio.
Il 10 ottobre ‘44 è la volta di Orbicella. L’attacco viene sferrato su tre direttrici:
Una colonna parte dalla Madonna delle Rocche forte di due autoblinde, 24 autocarri pesanti, circa 2.000 – 2.500 uomini tra tedeschi e fascisti;
Una seconda colonna autocorazzata nazifascista, forte di circa 1.500 uomini attacca da Ponzone verso Piancastagna;
Una terza colonna composta da Repubblichini della San Marco, di stanza al Giovo di Sassello, (la comanda il noto figuro tenente Ucelli che vuole fucilare tutti i disertori della Repubblichetta), forte di circa 500 uomini che punta da Palo su Moretti di Piancastagna a monte sopra Orbicella.
Da informazioni avute dopo il rastrellamento, dal nostro Servizio Informazioni Militare, si può calcolare che gli attaccanti erano circa 5.000 uomini contro circa 400 partigiani della Ligure – Alessandrina dislocati in distaccamenti nella zona di San Luca, Garrone, Bricco, Crocetta, Piancastagna, Moretti, Raffelina, Orbicella, la zona investita dal rastrellamento.
Il dispositivo di difesa predisposto dal comando di divisione prevedeva posti di blocco, minamento delle rotabili in modo da non permettere all’attaccante di avanzare con i mezzi motorizzati. Purtroppo le mine non sono esplose e i tedeschi con i loro camions poterono avanzare senza gravi ostacoli. Da poco si era fatto giorno, la postazione delle “Binelle” armata con una mitragliatrice Breda 37, composta dai partigiani Stenker un ex carabiniere, Raul renitente alla leva, Andrea uno jugoslavo, avevano ricevuto ordine di non sparare prima che fossero esplose le mine; però, vedendo che gli autocarri seppur lontanamente procedevano verso Orbicella, aprirono il fuoco, presero di infilata gli autocarri ancora carichi di uomini, crearono molte perdite (si disse 62 morti), i tedeschi caricarono i morti sull’ultimo camion e lo fecero ritornare indietro. Nel frattempo La Breda si inceppava e presi sotto il tiro dei mortai i partigiani dovettero abbandonare la postazione, i tedeschi riavutisi dalla sorpresa si riordinarono e appiedati proseguirono su due colonne preceduti dalle autoblinde e seguiti dai camions con meta Orbicella. Partita la sparatoria, dal comando della divisione partì un’autocorriera piena di partigiani (42) al comando di Boro per andare a dar man forte al posto di blocco convinti che i tedeschi erano stati bloccati. Un forte gruppo di partigiani con il comandante “Carlo” (Vito Doria) a loro volta si dirigevano a piedi verso la zona dei combattimenti, purtroppo i tedeschi avanzavano a piedi e scorsero dai tornanti sulla strada il sopraggiungere della corriera, si nascosero ai lati della strada e quando fu a tiro utile aprirono un fuoco infernale, alle prime raffiche cadde colpito “Gianni”, l’autista. I partigiani riavutisi dalla sorpresa, grazie al sangue freddo e al coraggio di “Boro” e “Triste” (Mingo di Chiavari), che reagivano immediatamente costringendo i tedeschi a indietreggiare, così da permettere ai partigiani della corriera di mettersi in salvo.
Purtroppo non tutti si poterono salvare, rimasero sulla strada oltre a Gianni, l’autista di Gamalero, nato l’11/1/1919,
Giovanni Criscione, “Cocchi” nato a Genova Sestri 11/5/1927
Luigi Piva, “Nucleo” nato a Genova Sestri 24/5/1927
Bruno Repetto, “Lino” nato a Roccagrimalda 17/3/1925
Tato Giuseppe di Genova, disertato dalla San Marco
Partigiano ignoto.
Le salme dei tre partigiani caduti sulla carreggiata furono completamente sfigurati per spregio dai camion che li schiacciarono con le ruote. Verso mezzogiorno la colonna tedesca raggiunse Orbicella, cominciarono subito a incendiare le misere case, a rubare quel poco che vi trovavano, la popolazione veniva rinchiusa nella chiesa, i tedeschi catturarono sette partigiani, li picchiarono, gli fecero caricare i camion di tutta la roba rubata ai contadini, verso sera presero sei sedie nella chiesa, e sulla piazzetta di fianco, su tre alberi da frutta, prepararono le forche per l’impiccagione dei partigiani. Risparmiarono dall’impiccagione Aria, era un ragazzo di 16 anni, probabilmente la sua giovane età confuse i tedeschi, gli risparmiarono la vita tenendolo prigioniero, adibendolo ai lavori più umilianti fino alla liberazione. Gli altri sei li costrinsero a salire sulle sedie, a mettersi il cappio al collo. “Pancho”, Medaglia d’Argento al Valore Militare , si rifiutò e sputò in faccia ai suoi boia, lo colpirono con il calcio del fucile alla mascella, lo sfigurarono completamente e probabilmente lo impiccarono che era già morto. Finita l’impiccagione, infierivano ancora sui corpi penzolanti, straziandoli con raffiche di mitra, facendogli fuoriuscire persino gli intestini.
Insieme a Pancho, Giovanni Villa, nato a Ovada il 25/11/1925 furono impiccati:
Pierino Chiavi “Pulce” nato a Gamalero 16/6/1921
Bartolomeo Raffaghello “Piccio” nato a Molare 14/8/1898
Bartali Danilo da Forlì
Mario Andreato nato a Genova 8/12/1924
Ignoto ex repubblichino, bersagliere della Littorio
Altri quattro partigiani caddero combattendo più a monte di Orbicella in località Pian del Fò. Si difendevano dai tedeschi provenienti da Orbicella riparati da una catasta di legna. Misero fuori combattimento una decina di nazisti, finché presi alle spalle dalla colonna che scendeva dai Moretti, venivano uccisi. Riusciva, grazie al suo sangue freddo, a salvarsi “Pippo” (Bozzano Giuseppe di Cornigliano), un anziano gappista. I caduti del Pian del Fò sono:
Luigi Canepa “D’Artagnan” nato a Genova 10/10/1924, ironia della sorte compiva proprio i 20 anni,
Rinaldo Cerosa “Piccolo” di origine emiliana,
Ignoto,
Ignoto.
Verso sera i tedeschi cominciarono a ritirarsi sulle direttrici di provenienza, abbandonando tra il fumo e il sinistro bagliore delle fiamme le povere case da loro incendiate tra il terrore della povera gente, colpevole solo di aver dato qualche fetta di polenta, castagne e ospitalità ai partigiani. Sulla strada del ritorno i tedeschi ebbero ancora una brutta sorpresa. Stenker, Raul, Andrea, che abbandonata la postazione delle Binelle, però non avevano abbandonato la Breda. L’avevano riparata, aprivano nuovamente il fuoco micidiale sui camion tedeschi, ormai tranquilli e convinti di aver eliminato tutti i partigiani. Una raffica colpiva in pieno un camion facendolo saltare in aria, si sentirono grida, imprecazioni e una forte esplosione. Ne seguì una rabbiosa reazione di fucileria da parte dei tedeschi, però sparavano agli alberi avvolti ormai dalle ombre della sera; i tedeschi riprendevano la marcia per il ritorno rimorchiando il camion colpito e sicuramente con morti e feriti.
Intanto a Piancastagna i tedeschi incontravano una forte resistenza da parte degli uomini di Mingo, infliggendogli dure perdite, mettendo fuori uso due camion, i tedeschi entravano in Piancastagna e come per Orbicella incendiavano completamente tutte le case del paese. Purtroppo anche le perdite partigiane furono rilevanti. Sette partigiani rimasero sul terreno e lo stesso capitano Mingo, nel tentativo di lanciare una bomba a mano su un camion nemico veniva raggiunto da una raffica e cadeva ferito mortalmente. I tedeschi riconosciuto in Mingo, un comandante, cercarono di prenderlo vivo, ma in un estremo sforzo scaricò ancora la sua pistola sui tedeschi facendone fuori due; un ufficiale tedesco, riconosciuto il valore di Mingo, gli rese gli onori militari e fece trasportare la salma nella piccola chiesa del paese. I caduti di Piancastagna sono:
Lanza Domenico “Mingo” MOVM
Tagliafico Giovanni “Negro” MAVM
Daluiso Antonio
De Luise Otello
Aguilini Libero
Ignoto
Ignoto
Ignoto
Riassumendo le perdite complessive della divisione Ligure – Alessandrina, furono 24 caduti più un civile colpito mentre cercava rifugio in un bosco, più una ventina di feriti di cui cinque gravi e due prigionieri. Le perdite subite dai nazifascisti furono molto rilevanti, sicuramente quattro camion furono messi fuori uso, i morti si presume che si possano calcolare in circa 162 uomini. Ad avvalorare tale cifra, il nostro SIM, dopo il rastrellamento, è riuscito ad accertare che nei cimiteri di Ovada, Capriata, Novi, Alessandria, Valenza, alla data del 10 ottobre ‘44 furono inumate molte salme di tedeschi e dato che gli ultimi combattimenti in quel 10 ottobre si svolsero nella zona di Orbicella, si presume che si trattasse di salme provenienti dalla suddetta zona.
Abbandonata la zona di Orbicella, la divisione Ligure – Alessandrina che, come detto sopra prendeva il nome di Mingo, si sistemava col comando e intendenza a San Giacomo di Roccagrimalda e Carpeneto.
La Brigata “Buranello” dislocata a Urbe, Acquabianca e Vara.
La Brigata “Vecchia” rimaneva nella zona di Moretti Piancastagna.
La Brigata “Macchi” in zona di Silvano d’Orba, Valle del Torrente Piota e Mornese.
La Brigata “Pio”, zona del Tobbio e Molini di Voltaggio.
La Brigata volante “Olivieri” in pianura nella prima zona piemontese Castelferro, Mantovana, Carpeneto e Rocca Grimalda, con compiti di vettovagliamento e rifornimento per le altre brigate.
La divisione Mingo manteneva saldamente le sue posizioni durante il duro inverno ‘44 – ‘45 (malgrado Alexander), subendo continui attacchi e dolorose perdite, però infliggendo al nemico dure perdite ed eliminando completamente le spie. Lasciava definitivamente la zona di montagna il 24 aprile del ’45 in esecuzione dell’ordine del comando della Sesta zona operativa che prevedeva la “Mingo” impiegata nella fase insurrezionale nella zona di ponente a fianco delle SAP cittadine.
Il 2 maggio del ‘45 la divisione Mingo era al completo schierata con le altre divisioni della Sesta zona operativa in piazza della Vittoria a Genova, a ricevere gli onori militari da parte degli alleati.
Trascritto da un manoscritto da autore sconosciuto di cui si allega il file:
IMMAGINE DOPO L’IMPICCAGIONE

Immagine del luogo subito dopo l’eccidio

Retro con descrizione dell’Immagine del luogo subito dopo l’eccidio
I MONUMENTI POSTI NEI LUOGHI DEI RASTRELLAMENI AVENUTI

Cippo posto al bivio delle Binelle a ricordo dei partigiani caduti

Prima lapide posta nel 1949 ai partigiani trucidati a Olbicella

Cippo Pian del Fò (fuoco)
VIDEO TESTIMONIANZE
Testimonianza di Mario Ghiglione “Aria”, sopravvissuto all’eccidio di Olbicella